Gomorra e il professor Bellavista

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Ma tutto sommato, non è che fate ‘na vita ‘e merda? Sì, fate pure i miliardi, guadagnate, però vi ammazzate tra di voi. E poi, anche quando non vi ammazzate tra di voi ci sono le vendette trasversali. Vi ammazzano le mamme, le sorelle, i figli. Ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?

Così diceva il professor Bellavista a un camorrista autorevolmente interpretato da Nunzio Gallo. Coerentemente con quanto insegnava ai suoi studenti sgangherati, Bellavista preferisce vivere accontentandosi di poco, purché questo poco ci sia dato il più presto possibile. Il professore è un epicureo. Non a caso proprio a Napoli, a Posillipo, aveva sede la scuola di Epicuro.

Il pensiero di Epicuro mantiene il suo fascino durante i secoli e i millenni, tuttavia essere epicurei era decisamente più facile negli anni ’80, quando lo stato sociale, sebbene fosse iniziato il declino, ancora permetteva a tanti di vivere una vita tranquilla e senza grossi rischi, sebbene sobria.

Oggi le cose sono un po’ diverse. La social-democrazia è morta e il canto funebre recita: “col cazzo che vi accontentate del poco-purché-subito! O puntate in alto oppure vi schiacciamo come mosche sotto la mano invisibile del libero mercato”. Il canto delle prefiche è quello degli stoici come Cazzaniga, che si alza alle 6.30 di mattina perché vuole diventare direttore generale dell’Alfa Romeo. E’ l’etica borghese del sacrificio e della meritocrazia, imposta con la spada del debito e dell’austerity da popoli conquistatori venuti dal nord.

Il messaggio forte di Gomorra-il libro era proprio questo. Le mafie non sono che grandi multinazionali che realizzano profitti enormi spremendo le vite dei giovani delle periferie del sud e inquinando a morte le risorse naturali. I ragazzini crescono velocemente, vivono a mille, e muoiono molto prima. I profitti vengono riciclati a Milano, Londra, New York, lontano da dove si versa il sangue e si sversa il percolato.

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Tra meno di un mese andrà in onda la seconda stagione di Gomorra-la serie. Abbiamo tutti la bava alla bocca per sapere che faranno Ciro Di Marzio, Genny, Don Pietro Savastano, Salvatore Conte. Eroi negativi, gente ‘e merda, ma pur sempre eroi. Finiranno morti ammazzati come cani. Ma finché sono vivi, vivono vite emozionanti, scopano, spendono, comandano.

Tutti gli eroi uccidono e tutti gli eroi alla fine muoiono uccisi. Achille muore per la freccia lanciata da un coglione qualsiasi. Beowolf muore dissanguato e avvelenato dalle ferite del drago: ‘na fine ‘e merda. Il successo dei film Hollywoodiani e delle serie televisive dimostra semplicemente che, oggi come ai tempi di Omero, abbiamo bisogno di eroi.

Ma abbiamo bisogno soprattutto di eroi che si oppongano alla discesa degli invasori del nord. Eroi che non siano pedine di un gioco più grande di loro, di un sistema che li tollera perché utili a fare il lavoro sporco dell’accumulazione originaria, a conquistare e distruggere territori.