Il tensioattivo più comunemente usato nei detergenti in commercio è il sodium laureth sulfate. Il suffisso “-eth” indica che il tensioattivo è un derivato sintetico, quindi non biodegradabile (bollino giallo sul Biodizionario). Non è particolarmente aggressivo sulla pelle ma va comunque addolcito con un tensioattivo anfotero, una betaina o sodium cocoamphoacetate. Se nella lista degli ingredienti il tensioattivo anfotero è preceduto dal sale (sodium chloride), il detergente è troppo aggressivo oltre a non essere ecobio. Stesso discorso per sodium coceth, pareth e mireth sulfate. Attenzione alle sigle come sodium C12 pareth sulfate che sono derivati della paraffina quindi molto inquinanti.
Altro discorso per i tensioattivi come il sodium lauryl sulfate o ammonium lauryl sulfate che sono biodegradabili ma molto aggressivi sulla pelle e quindi comunque da evitare (da non confondere con il sodium lauroyl sulfate che invece è delicato e biodegradabile). Altri ingredienti da evitare sono i PEG (soprattutto se hanno un numero alto a fianco), l’EDTA e il triclosan.