“Causa neve e condizioni climatiche sfavorevoli Trenitalia adotterà il suo piano speciale di emergenza”. Sono più o meno queste le rassicuranti parole della voce fuori campo alla stazione ferroviaria. Si scopre poi che il “piano di emergenza” consiste semplicemente nella soppressione di un numero imprecisato di treni, senza per questo evitare enormi ritardi per tutti gli altri. La voce fuori campo alla stazione segue la strategia di comunicazione aziendale, o per meglio dire di presa per il culo aziendale. Il suo scopo non è informare di un disservizio, né presentarlo usando una parafrasi benevola. Lo scopo della voce fuori campo è di comunicare uno stato d’animo: la fiducia nell’azienda. Il dover comunicare un disservizio è solo un mezzo come un altro per raggiungere tale scopo.
Nella borsa della ragazza seduta affianco a me intravedo una copia di No logo, il best seller del 2000 di Naomi Klein. Parliamo del nostro comune interesse per questo saggio, di cui entrambi abbiamo sentito parlare ma che non abbiamo ancora letto. Approfitto dell’attesa per sfogliare l’introduzione. Non mi attirano i best seller, le novità editoriali. Sono convinto che se un libro ha qualcosa da dirti, te lo può dire meglio dopo un adeguato tempo di stagionatura.
Klein riporta un fatto avvenuto a Giacarta, Indonesia, dove è stata a raccogliere materiale per la stesura di No logo: “Nell’agosto del 1997 […] si era giunti a uno sciopero nella fabbrica di abbigliamento Kaho Indah Citra alla periferia di Giacarta, nella zona industriale di Kawasan Berikat Nusantar. Le operaie di Kaho, che guadagnavano l’equivalente di due dollari americani al giorno, venivano costrette a fare molte ore di straordinario senza essere pagate equamente. Dopo tre giorni di sciopero, la direzione propose un compromesso tipico di un Paese in cui la legislazione in materia di lavoro veniva trattata con molta disinvoltura: il lavoro straordinario non sarebbe più stato obbligatorio ma il compenso sarebbe comunque rimasto irrisorio. Le 2000 lavoratrici tornarono alle loro macchine per cucire; tutte eccetto le 101 giovani accusate dalla direzione di aver sobillato lo sciopero. <<Il nostro caso non è ancora stato definito>>, mi disse una di loro, piena di rabbia e frustrazione sapendo di non avere neppure la minima possibilità di un ricorso.”
Non so se a distanza di 15 anni la situazione in Indonesia sia cambiata. Quello che so è che quella “disinvoltura” nei rapporti di lavoro acquista sempre più legittimità in Italia, dove l’eccezione della Fiat di Pomigliano sta diventando regola. Nel bel mezzo della nuova carica della cavalleria pesante contro l’art. 18, è di pochi giorni fa la notizia che quasi nessuno degli operai iscritti alla Fiom è stato ri-assunto nella cosiddetta “newco” di Pomigliano [ 1 , 2 , 3 ].
un’ulteriore testimonianza della “disivoltura” della Fiat a Pomigliano:
Fiat, la lettera di un’operaia iscritta alla Fiom: “Per questo resto esclusa” http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/07/io-non-straccio-la-tessera/189436/