Il mito della classe media sta definitivamente morendo.
Le statistiche ci dicono che la metà più povera degli italiani possiede appena il 10% della ricchezza del paese. Il 10% più ricco possiede il 45% della ricchezza. Una vera e propria piramide.
La creazione della classe media è stata un’operazione volta alla creazione di un mercato di acquirenti che da proletari diventano consumatori.
Questa brillante idea risponde a due esigenze delle elite dominanti. La prima, di natura economica, è supportare la crescente produzione industriale, stimolando i consumi “di massa” di prodotti sempre più economici. Ciò è ottenuto dando un minimo di potere d’acquisto ad una fetta della società più ampia della classica borghesia. Questo ci porta alla seconda risposta, che è di tipo politico: l’emancipazione economica fa perdere al proletariato la propria identità ed i propri obiettivi. “Un cane con l’osso in bocca, non solo non morde, ma non abbaia neanche”. Il proletariato viene racchiuso nel contenitore del ceto medio insieme ai negozianti, piccoli imprenditori e padroncini. A questa “massa” di persone viene propinato il sogno che il benessere è ottenuto tramite il consumo, con la famigerata libertà di scelta, pilastro del libero mercato.
Tutto questo sta finendo. L’ascensore sociale (altra illusione propagandistica) è bloccato da tempo, i diritti dei lavoratori si assottigliano e la redistribuzione del reddito è un concetto dimenticato.
Oggi sempre più gente appartenente alla ex classe media avverte la necessità di ripensare la gerarchia dei valori che regolano l’organizzazione della società.
Il nostro auspicio è che coloro che hanno come unico mezzo di sostentamento il salario derivante dalla vendita del proprio lavoro riprendano coscienza di sé.